Maro Gorky | Fino a dieci anni fa, per
me il paesaggio significava una narrativa senza inizio ne fine che ricamava
visualmente il percorso quotidiano, poi, ho scoperto il deserto.
Vicino al monte Vianat, a 500 chilometri dall’ultimo avamposto egiziano, ho visto il paesaggio semplificato e plasmato dal vento, sabbio e dal passare dei millenni. Da allora cerco di semplificare I miei paesaggi fino alla struttura essenziale in loro nascosta. La linea come sentiero, il colore come la sensazione persepita percorrend quel sentiero. Ogni tanto, come in cristallo
nel deserto, quel tocco di assoluta precisione, l’ultimo puntino di bianco
nella pupilla di un santo bizantino dipinto dall’artista con un pennello
fatto con la piuma del pollice di un martin pescatore.
Maro
Gorky, Siena, marzo 2000
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